Come potrebbero confermare gli allievi del Corso REGIA CINEMATOGRAFICA & FILMMAKING, una delle figure professionali del Cinema, forse quella più rinomata ed ambita ma, allo stesso tempo, quella la cui difficoltà è sicuramente più sottovalutata da tutti, è quella del Regista. Ma chi è e cosa fa davvero un Regista?

Nel Cinema delle origini la sua figura era poco più che abbozzata; nell’avanguardia degli anni ’20 era un poeta, un filosofo, un rivoluzionario; nel cinema Hollywoodiano classico, un professionista stipendiato; nel Neorealismo, il portavoce di un popolo; con la Nouvelle Vague diventa un artista che esprime una visione del mondo. Oggi è un divo, un marchio, un imprenditore di se stesso.

Una delle metafore più diffuse per descrivere il lavoro del Regista è quella del Direttore d’orchestra. Secondo Joseph Von Sternberg (Regista e Produttore Hollywoodiano scomparso nel ’69): “Il regista è una persona irritante per la maggior parte del tempo e sarebbe stato eliminato da molto se non fosse essenziale alla costruzione del film”.

Anche Francois Truffaut lo segue, su questo concetto. Prima con la celebre frase del Film “Effetto Notte”: “Un regista è un tale al quale vengono poste in continuazione domande, domande su tutto!”, poi con una delle più limpide formulazioni della “Politica degli Autori”: “In assoluto, possiamo affermare che l’autore di un film è il Regista, e lui soltanto. Anche se, come spesso accade, non ha scritto una sola riga della storia, non ha diretto gli attori e non ha scelto le angolazioni delle riprese. Bello o brutto, dunque, un film assomiglia sempre a colui che ne firma la realizzazione tecnica”.

Dunque, il primo ruolo del Regista, psicologico o simbolico che dir si voglia, è quello di indirizzare i diversi apporti tecnici ed artistici dando loro una direzione unitaria ed inevitabilmente “personale”: quella della sua Visione Filmica. E ognuno ha il suo metodo di farlo: alcuni si occupano solo degli attori, come corretto che sia, qualcuno solo degli aspetti tecnici, anche se non dovrebbero, e c’è chi, poi, si vanta di non saper nemmeno scattare una fotografia.

In realtà, il Regista, anche se poi non ci mette il naso, dovrebbe essere pratico di tutti i processi e di tutte le tecniche implicate in un film, anche solo per spiegare quel che vuole fare al resto della troupe, e, in linea di massima, dovrebbe dar fiducia ai suoi attori e ai suoi tecnici perché apportino al film la propria creatività, anche se, sempre e comunque, filtrata dalla sua idea del Film.

Ad un Regista, in linea teorica, potrebbe anche non essere richiesto di saper coordinare una Troupe dal punto di vista pratico, in quanto ci sarà qualcuno per lui in grado di farlo (Produzione e Aiuto Regia) e che lo faranno, lasciandolo così libero di pensare con gli attori ed i reparti “visivi” (Fotografia, Trucco, Capelli, Costumi, Scenografia, VFX, ecc., ovvero tutto quello che, alla fine, entrerà nel Frame) come raccontare quella storia.

E’ questo, infatti, il compito a cui un Regista non deve mai sottrarsi perché di sua esclusiva competenza: raccontare la storia. E’ un ruolo per cui occorrono doti naturali, sensibilità, tatto, umanità e pazienza. Tutte cose che difficilmente si imparano se non si è portati di natura.

Nonostante si pensi il contrario, poi, non è così scontato che il regista sappia (o voglia) scegliere il punto macchina esatto, preciso. Per questo, nella maggior parte dei casi, nascono sodalizi professionali tra Regista e Direttore della Fotografia, il quale assolve proprio a questo compito. In fondo, cos’è una Fotografia se non la scelta di un taglio preciso (condizionata anche dall’uso delle ottiche) e la disposizione al suo interno di soggetti a determinate distanze oltre che illuminati con una specifica luce?

Ovviamente, ci sembra naturale che un Regista sappia colloquiare col DoP per richiedere un’inquadratura piuttosto di un’altra. Ci sembra naturale perché, a prescindere dal gusto estetico che fa un Regista migliore di un altro, la grammatica filmica, ovvero come tagliare lo spazio scenico, è una cosa che si impara. In altre parole: il talento e la sensibilità non si insegnano, ma la tecnica per lavorare sì.

E noi siamo qui proprio per questo.